di Rudy Caparrini
16 Maggio 2022
Sono trascorsi esattamente 40 anni dal 16 maggio 1982, una data funesta per i tifosi della Fiorentina. Per gli under 40 quel giorno non significa granché. Banalmente, si potrebbe pensare che si tratti di una domenica di primavera come tante risalente a molti anni fa. Invece, il 16 maggio 1982 non è stato affatto un giorno qualunque per quelli della mia generazione. È la data dell’ultima giornata del campionato 1981-82, quello che poteva (e doveva) dare a Firenze il terzo scudetto. Era la Fiorentina dei primi anni della gestione Pontello (quelli gloriosi). Ricordiamo per i più giovani la formazione tipo: Galli, Contratto, Ferroni, Casagrande, Vierchowod, Galbiati, Bertoni, Pecci, Graziani, Antognoni, Massaro. Una squadra formidabile allenata da Giancarlo De Sisti, il mitico “Picchio”, capitano dello scudetto del 1969. Una compagine protagonista di un campionato memorabile, che si vide scippare all’ultima giornata il titolo che avrebbe strameritato di conquistare.
Il sottoscritto si ricorda tutto del 16 maggio 1982. Fiorentina e Juventus arrivarono alla trentesima e ultima giornata di campionato appaiate in vetta alla classifica con 44 punti. La viola giocava a Cagliari, i bianconeri a Catanzaro. Le cose andarono nel peggiore dei modi. A Cagliari, la partita finì zero a zero. Fu annullato un gol a Francesco “Ciccio” Graziani perché l’arbitro, Maurizio Mattei di Macerata, vide un fallo di Daniel Bertoni sul portiere cagliaritano Roberto Corti. La Juventus, invece, vinse a Catanzaro, per uno a zero. Decise un rigore concesso dall’arbitro Claudio Pieri (nativo di Pescia) per un fallo di mano del catanzarese Celestini, che respinse col braccio un tiro di Fanna. Il penalty fu trasformato dall’irlandese Liam Brady. Un rigore che effettivamente ci poteva stare: ammettiamo senza remore che se non lo avessero concesso ai viola, ci saremmo tutti arrabbiati di gran carriera. Per chi lo desidera, le due azioni in questione, il gol di Graziani e il rigore della Juventus, si possono rivedere su YouTube al link http://www.youtube.com/watch?v=o7AG6tpThzA. Ciò che non si può digerire di quel Catanzaro–Juventus è un altro episodio. Si tratta di un rigore che doveva essere concesso al Catanzaro a causa della clamorosa gomitata che Sergio Brio, lo stopper dei bianconeri, rifilò al centravanti della squadra calabrese, Carlo Borghi. Un fallo netto che con i mezzi tecnologici odierni sarebbe stato punito adeguatamente con l’assegnazione del rigore. Ma all’epoca non esisteva il VAR e quindi siamo qui, a distanza di 40 anni, a raccontare un’altra Storia.
Firenze si arrabbiò in modo veemente. Simbolo del profondo disappunto fu la geniale invenzione, da parte del giornale “Il Brivido Sportivo”, della frase simbolo di una generazione intera di tifosi: “Meglio secondi che ladri!”. Uno slogan di successo che rappresenta una vera di filosofia di vita per tutti noi che vedemmo ciò che era accaduto il 16 maggio 1982. Meglio secondi che ladri! Lo pensavamo in quegli anni, più che mai ne siamo convinti adesso.
Il 1982 ha rappresentato la grande occasione di avere uno scudetto da raccontare ai posteri per la nostra generazione, quella che non ha visto vincere i titoli del 1956 e del 1969. Grandi traguardi che conosciamo solo attraverso le narrazioni dei nostri padri. I racconti delle vittorie più importanti sono deliziosi da ascoltarsi quando si è bambini, ma divengono progressivamente sempre più tristi col passare degli anni, poiché ci costringono all’amara constatazione che noi, a differenza dei nostri babbi, per ora non l’abbiamo ancora uno scudetto da raccontare ai figli. Arrivati ormai a oltre 50 anni senza tale trofeo, più che mai ci brucia a distanza di tempo quel furto vergognoso avvenuto il 16 maggio 1982.