Commisso non può offendere i giornalisti

Di Rudy Caparrini

7 Febbraio 2023

Ho la massima stima di Rocco Commisso, imprenditore di grande successo e autentico self-made man.

Tuttavia, mi permetto di dissentire per le offese rivolte ieri a certi giornalisti di Firenze, etichettati come “imbecilli” solo perché esercitano il loro (legittimo) diritto di critica.

Assolutamente fuori luogo mi pare il voto “2” assegnato a Mario Tenerani, giornalista di lungo corso e largamente apprezzato per la professionalità con cui ha sempre svolto il suo lavoro.

Chi opera nel mondo del calcio deve essere cosciente del fatto che si espone alle critiche da parte degli organi di stampa e dei tifosi, i quali hanno pieno diritto a esprimere la loro contrarietà a fronte di una situazione non brillante sotto il profilo dei risultati in ambito sportivo.

Il diritto di esprimere le proprie opinioni è un principio basilare sancito dalla nostra Costituzione.

Tutti quanti ci auguriamo che la Fiorentina vinca la Coppa Italia e possa invertire la rotta in campionato, magari inanellando una serie di successi.

Allora Commisso leggerà molti apprezzamenti invece delle critiche. E potrà verificare quanto forte sia la passione di Firenze e dei fiorentini per i colori viola.

16 maggio 1982: il furto del terzo scudetto

di Rudy Caparrini

16 Maggio 2022

Sono trascorsi esattamente 40 anni dal 16 maggio 1982, una data funesta per i tifosi della Fiorentina. Per gli under 40 quel giorno non significa granché. Banalmente, si potrebbe pensare che si tratti di una domenica di primavera come tante risalente a molti anni fa. Invece, il 16 maggio 1982 non è stato affatto un giorno qualunque per quelli della mia generazione. È la data dell’ultima giornata del campionato 1981-82, quello che poteva (e doveva) dare a Firenze il terzo scudetto. Era la Fiorentina dei primi anni della gestione Pontello (quelli gloriosi). Ricordiamo per i più giovani la formazione tipo: Galli, Contratto, Ferroni, Casagrande, Vierchowod, Galbiati, Bertoni, Pecci, Graziani, Antognoni, Massaro. Una squadra formidabile allenata da Giancarlo De Sisti, il mitico “Picchio”, capitano dello scudetto del 1969. Una compagine protagonista di un campionato memorabile, che si vide scippare all’ultima giornata il titolo che avrebbe strameritato di conquistare.

Il sottoscritto si ricorda tutto del 16 maggio 1982. Fiorentina e Juventus arrivarono alla trentesima e ultima giornata di campionato appaiate in vetta alla classifica con 44 punti. La viola giocava a Cagliari, i bianconeri a Catanzaro. Le cose andarono nel peggiore dei modi. A Cagliari, la partita finì zero a zero. Fu annullato un gol a Francesco “Ciccio” Graziani perché l’arbitro, Maurizio Mattei di Macerata, vide un fallo di Daniel Bertoni sul portiere cagliaritano Roberto Corti. La Juventus, invece, vinse a Catanzaro, per uno a zero. Decise un rigore concesso dall’arbitro Claudio Pieri (nativo di Pescia) per un fallo di mano del catanzarese Celestini, che respinse col braccio un tiro di Fanna. Il penalty fu trasformato dall’irlandese Liam Brady. Un rigore che effettivamente ci poteva stare: ammettiamo senza remore che se non lo avessero concesso ai viola, ci saremmo tutti arrabbiati di gran carriera. Per chi lo desidera, le due azioni in questione, il gol di Graziani e il rigore della Juventus, si possono rivedere su YouTube al link http://www.youtube.com/watch?v=o7AG6tpThzA. Ciò che non si può digerire di quel Catanzaro–Juventus è un altro episodio. Si tratta di un rigore che doveva essere concesso al Catanzaro a causa della clamorosa gomitata che Sergio Brio, lo stopper dei bianconeri, rifilò al centravanti della squadra calabrese, Carlo Borghi. Un fallo netto che con i mezzi tecnologici odierni sarebbe stato punito adeguatamente con l’assegnazione del rigore. Ma all’epoca non esisteva il VAR e quindi siamo qui, a distanza di 40 anni, a raccontare un’altra Storia.

Firenze si arrabbiò in modo veemente. Simbolo del profondo disappunto fu la geniale invenzione, da parte del giornale “Il Brivido Sportivo”, della frase simbolo di una generazione intera di tifosi: “Meglio secondi che ladri!”. Uno slogan di successo che rappresenta una vera di filosofia di vita per tutti noi che vedemmo ciò che era accaduto il 16 maggio 1982. Meglio secondi che ladri! Lo pensavamo in quegli anni, più che mai ne siamo convinti adesso.

Il 1982 ha rappresentato la grande occasione di avere uno scudetto da raccontare ai posteri per la nostra generazione, quella che non ha visto vincere i titoli del 1956 e del 1969. Grandi traguardi che conosciamo solo attraverso le narrazioni dei nostri padri. I racconti delle vittorie più importanti sono deliziosi da ascoltarsi quando si è bambini, ma divengono progressivamente sempre più tristi col passare degli anni, poiché ci costringono all’amara constatazione che noi, a differenza dei nostri babbi, per ora non l’abbiamo ancora uno scudetto da raccontare ai figli. Arrivati ormai a oltre 50 anni senza tale trofeo, più che mai ci brucia a distanza di tempo quel furto vergognoso avvenuto il 16 maggio 1982.

Beppe Iachini come Gigi Simoni?

31/07/2020
di Rudy Caparrini
Per quelli che si scatenano contro Iachini (e contro Commisso) voglio proporre un parallelo con un allenatore del passato, scomparso da pochi mesi: Gigi Simoni.
Quando l’Inter scelse Simoni nel 1997 in molti erano dubbiosi perchè il tecnico nativo di Crevalcore non aveva mai allenato grandi squadre e poteva vantare come successi maggiori solo alcune promozioni in serie A.
Sappiamo bene come andarono le cose: l’Inter guidata da Simoni nella stagione 1997-98 vinse la Coppa Uefa e lottò fino alla fine per lo scudetto, vinto dalla Juventus in un mare di polemiche.
Mi direte che quell’Inter aveva Ronaldo “Il Fenomeno” e altri campioni.
Ma Simoni fece ampiamente il suo dovere alla guida dei nerazzurri.
Questo ricordo lo voglio esprimere solo per ribadire che gli allenatori possono prima o poi divenire vincenti se hanno un organico di alto livello.
Voglio essere ottimista e augurarmi che Iachini, con un curriculum fatto di salvezze e promozioni dalla B alla A, possa avere la stessa fortuna che ebbe il defunto Gigi Simoni…

Sciopero del tifo: analogie e differenze rispetto al 1990

Di Rudy Caparrini

12 aprile 2019

Lo sciopero dei tifosi annunciato per domenica in occasione della partita casalinga contro il Bologna mi fa ritornare con la mente al 28 gennaio 1990. Quel giorno la Fiorentina, guidata in panchina da Bruno Giorgi, affrontò il grande Napoli di Diego Armando Maradona, che a fine campionato conquistò il suo secondo scudetto. Per quella partita la Curva Fiesole decretò lo sciopero per protestare contro la famiglia Pontello, proprietaria della società viola.
29 anni dopo si verifica una situazione in parte simile ma non del tutto uguale. Vi sono, infatti, fattori che si prestano ad analogia ma pure situazioni che fanno emergere sostanziali differenze.

Ammetto che si può fare un paragone tra l’atteggiamento “poco interessato” dei Della Valle di oggi e quello palesato all’epoca dai Pontello i quali, dopo i primi anni ruggenti fatti di entusiasmo, investimenti e grandi acquisti, avevano tirato i remi in barca e gestivano la società senza ambizione, vendendo sistematicamente i pezzi migliori per realizzare corpose plusvalenze (parola spesso associata alla gestione attuale dei Della Valle).
La differenza, tuttavia, consiste nel fatto che, nel gennaio 1990, già da alcuni mesi era emerso l’interesse per l’acquisto della Fiorentina da parte di Mario Cecchi Gori, un personaggio che possedeva molte qualità che lo rendevano interessante al popolo viola: produttore cinematografico fra i più importanti nel contesto internazionale, era dotato di grande disponibilità finanziaria e, cosa non trascurabile, era legato a Firenze e tifoso da sempre della squadra gigliata.
Questa volta, almeno fino ad ora, non si vede in circolazione un Cecchi Gori all’orizzonte. A parte alcune indiscrezioni relative a un fondo del Qatar, peraltro già smentite da parte dei presunti intermediari, non sembra esserci alcun gruppo imprenditoriale serio, intendo dire solido finanziariamente e con programmi ambiziosi, interessato a rilevare dai Della Valle il pacchetto di maggioranza della società. Men che mai si intravedono personaggi o gruppi legati a Firenze come possibili acquirenti.
E questo non è un dettaglio da poco.

Con ciò non voglio dire che i tifosi non abbiano le loro buone ragioni per esprimere un dissenso nei confronti della proprietà. Mi limito solo ad osservare che questa forma di ribellione, simile nei modi a quella del 28 gennaio 1990, difficilmente produrrà un esito analogo, ovvero l’arrivo a breve termine di un facoltoso imprenditore fiorentino che si faccia carico delle sorti della squadra viola.

Mi auguro di essere smentito, ma temo invece di avere ragione nell’esternare un certo pessimismo.

Stefano Pioli, un Uomo vero

Di Rudy Caparrini

9 Aprile 2019

 

Stefano Pioli ha presentato oggi le sue dimissioni. Il tecnico nativo di Parma non è più l’allenatore della Fiorentina.
Negli ultimi giorni si era molto parlato di Pioli. Si erano levate voci critiche da parte della tifoseria e di alcuni addetti ai lavori che imputavano al Mister la responsabilità dello scarso rendimento negli ultimi mesi della compagine gigliata.

Visto che tutti hanno un’opinione sul momento della Fiorentina dico anche io la mia: penso semplicemente che esonerare Pioli sarebbe stato assurdo. Non era giusto che l’allenatore divenisse il capro espiatorio di una situazione che ha molti colpevoli, in primis la proprietà e gli alti dirigenti scelti dalla proprietà stessa.

Da parte mia, ero e rimango un sostenitore di Stefano di Pioli, uno che nel corso della sua permanenza nel capoluogo toscano ha dimostrato buone qualità tecniche e soprattutto uno spessore umano notevole. Dal punto di vista tecnico, Pioli ha fatto quel che poteva con un materiale a disposizione sicuramente non eccelso. Lascio agli intenditori il compito di addentrarsi in analisi più articolate e dimostrare il contrario.
Penso, invece, che sotto il profilo umano si possa solo dire bene di Pioli. Persona dai toni educati e dal carattere mite ma che, nel momento di estrema difficoltà seguito alla tragica morte di Davide Astori, dimostrò di avere ottime doti nel sapere gestire e motivare un gruppo rimasto orfano del suo capitano.

Ritengo che quello di presentare le dimissioni in questo momento sia un gesto da applausi da parte di un Uomo vero, che non accetta di stare in Paradiso a dispetto dei Santi. L’ormai ex tecnico viola così rinuncia a tre mesi di stipendio. Perché la dignità non ha prezzo. In quanti avrebbero avuto il coraggio di una simile presa di posizione?
Ritengo che sia doveroso dire grazie a Stefano Pioli per quel che ha fatto per Firenze e per la Fiorentina.

Rivolgo al tecnico di Parma i migliori auguri per un futuro che possa vederlo presto di nuovo su una panchina, magari in una società meglio organizzata della Fiorentina attuale.

Fiorentina, il 5° posto è un ottimo risultato

giglio_viola

Di Rudy Caparrini
Il pareggio di ieri a reti bianche col Palermo ha lasciato amarezza nell’ambiente viola, segnando l’ennesima delusione di un girone di ritorno insoddisfacente. Tuttavia, voglio andare controcorrente e quindi mi dichiaro soddisfatto per il punto di ieri. Non per la prestazione, piuttosto scialba, bensì perché ha consentito si avere la matematica certezza del 5° posto in campionato. Un ottimo risultato che merita di essere apprezzato ben più di quanto stia facendo l’ambiente che ruota intorno ai viola, ovvero tifosi e stampa.
Sono soddisfatto perché a inizio anno non ci avrei scommesso. La squadra era assai più debole dello scorso anno perché si erano perduti dei pezzi pregiati che non erano stati certo sostituiti da elementi migliori di loro. È utile rifare il riepilogo di chi aveva perduto la Fiorentina: un portiere come Neto, uno dei migliori della Serie A, sostituito dalla sua riserva Tatarusanu; un difensore come Savic rimpiazzato da Roncaglia, giacché Astori ha casomai preso il posto di Basanta; a centrocampo si era perso due uomini di esperienza come Pizzarro e Joaquin, senza nessun acquisto per rimpiazzarli e la loro mancanza si è sentita di meno grazie alla crescita sorprendente di due risorse “interne” come Bernardeschi e Badelj; in attacco non si aveva più Salah, grande rivelazione della seconda parte della scorsa stagione, anch’egli non rimpiazzato. Basta fare questi semplici ragionamenti per capire che la Fiorentina affidata a Paulo Sousa era ben inferiore rispetto a quella guidata da Vincenzo Montella. Eppure il tecnico portoghese è riuscito a condurre un’annata nel complesso più che buona, con un risultato finale che, fra qualche tempo lo capiremo, ha il significato di una vera impresa. Utilizzando un termine espresso proprio da Sousa, dobbiamo rendere onore all’allenatore portoghese perché è riuscito a cucinare una ottima omelette con le uova che aveva a disposizione. Secondo il sottoscritto, ha fatto il massimo possibile e forse anche di più. Perciò accolgo come positiva la notizia che Sousa sarà anche per il prossimo anno l’allenatore viola. Il tecnico ha dimostrato di essere competente e ha palesato ottime doti come uomo, mostrandosi pronto ad assumersi le sue responsabilità. Si deve indubbiamente anche a Sousa, forse soprattutto a lui, il fatto che certi giocatori siano cresciuti in modo sensibile rispetto allo scorso anno. Sono davanti agli occhi di tutti la valorizzazione di Bernardeschi e l’affermazione di Badelj come centrocampista di gran valore. E al portoghese si può ascrivere pure la conferma e la consacrazione di Ilicic, che ha mantenuto quanto di buono aveva fatto intravedere nel finale della scorsa stagione.
Ora si spera che la società possa aiutare Sousa a far crescere ancora la squadra. In che modo? Non vendendo nessuno dei pezzi pregiati che pure avrebbero un buon mercato, leggasi Ilicic, Bernardeschi, Vecino. A questa Fiorentina basterebbe davvero poco per divenire una grande squadra, capace di puntare alle posizioni di vertice. L’ideale sarebbe di tenere tutti i migliori e acquistare, senza dover fare follie, qualche pezzo importante e utile alla causa, magari suggerito da Sousa perché ritenuto idoneo al suo gioco. Situazione impossibile da realizzare? Chissà, forse sì forse no. Nessuno può oggi ipotizzare come sarà il mercato viola anche perché non si sa neppure che lo gestirà, vista l’incertezza regnante sui ruoli di direttore sportivo e direttore tecnico. Ma almeno prendiamo il lato positivo della situazione attuale, ovvero che vi sarà continuità tecnica con la permanenza di Sousa sulla panchina gigliata. Ora tocca alla proprietà dimostrare di saper fare la sua parte. E voglio essere speranzoso che i Della Valle possano compiere un piccolo sforzo per provare a centrare traguardi fino ad ora solo fiorati nei loro 14 anni di gestione della società gigliata.

Europa League dei viola: bilancio più che positivo

giglio_viola

di Rudy Caparrini

È finita nel peggiore dei modi. La grande rimonta non c’è stata e d’altronde, nei momenti in cui la razionalità prendeva il sopravvento sull’utopia, sapevamo bene che ribaltare un passivo di tre reti contro una squadra forte come il Siviglia era impresa era pressoché impossibile. Le cose sono andate nel senso opposto a quanto sperato, con un Siviglia che anche nella gara di ritorno si dimostrato più forte della Fiorentina in modo chiaro e inequivocabile. Perdere in casa in questa maniera rende la ferita ancora più profonda. Per dirla con Dante, “il modo ci offende”.

In ogni caso, pur ammettendo la presenza di un fisiologico sconforto generato da una delusione cocente, voglio esprimere un’opinione controcorrente per affermare che il cammino della compagine viola in questa Europa League è stato comunque più che positivo. Non può essere definito altrimenti la serie di performance che ha visto la squadra di Montella vincere il girone iniziale e poi eliminare rivali di grande spessore internazionale quali Tottenham, Roma e Dinamo Kiev.

Ora non c’è tempo di piangersi addosso né di leccarsi le ferite. La Fiorentina deve subito guardare oltre e prepararsi con la massima concentrazione alle ultime tre gare di campionato. C’è un quinto posto da difendere, ultimo obiettivo rimasto di una stagione che, quando tutti saremo più sereni e con un po’ meno di adrenalina addosso, apprezzeremo in modo degno.

È vero che è mancato un “quid” per fare il salto di qualità definitivo, che detto in soldoni significa vincere qualcosa, ma la realtà ci racconta che la viola è arrivata molto avanti in tutte le competizioni cui ha partecipato. È triste rilevare che la bacheca è ancora vuota di trofei, ma è parimenti innegabile che la Fiorentina sta avendo una invidiabile continuità di rendimento e si sta sempre più abituando a competere ai più alti livelli in Italia e in Europa.

Invito i tifosi a ragionare in modo razionale e obiettivo, senza farsi trascinare da quell’eccesso di passione critica che spesso caratterizza chi professa la fede viola. E allora si comprenderà che Montella e i suoi ragazzi non hanno fatto poco in questa stagione.

 

Troppi “criticoni” fra i tifosi viola

di Rudy Caparrini

Ieri la Fiorentina ha ottenuto una bella vittoria sul campo dell’Empoli, uscendo vittoriosa per 3-2. Un successo importantissimo per la classifica dei viola, che mantengono così il quinto posto in classifica.

Eppure, si leggono sui social media alcune voci critiche nei confronti degli uomini di Vincenzo Montella per la prestazione di ieri. Francamente non ne capisco il motivo.

È opportuno ricordare a tutti quei “criticoni” che la Fiorentina è riuscita ieri a espugnare un campo difficile contro un avversario assai ostico. I signori che criticano dovrebbero ricordarsi che poche settimane fa l’Empoli aveva battuto in modo netto il Napoli, squadra che si trova davanti alla viola.

Pur comprendendo che è nello stile dei fiorentini essere ipercritici su tutto, è però doveroso rimproverare chi si spinge troppo oltre.

Mi rivolgo a tutti coloro che fin da adesso si sono messi avanti affermando che, in caso di eliminazione dell’Europa League giovedì contro il Siviglia, la stagione viola dovrà essere etichettata come “fallimentare”. Tale asserzione è facilmente contestabile sulla base dei risultati ottenuti: non ha senso definire deludente una stagione che ti ha visto arrivare in semifinale di Coppa Italia e di Europa League, oltre al fatto che in campionato sei ancora in corsa per un piazzamento che ti consentirebbe di partecipare alle competizioni europee. Si sarebbe potuto parlare di delusione in caso di eliminazione negli ottavi di finale delle coppe o di un piazzamento in classifica fuori dalla zona Europa League, certo non rispetto ai risultati importanti ottenuti dalla squadra viola.

A chi mi dice gli obiettivi di inizio anno erano più ambiziosi (vittoria in una delle coppe e piazzamento Champions), rispondo invitando tutti a tenere i piedi ben piantati per terra. Non si deve mai dimenticare quella che è la dimensione reale di Firenze e della Fiorentina. Per usare un gergo tipico della politica internazionale, la Fiorentina (e Firenze come città) è una “media potenza”, non una “grande potenza”, dimensione che appartiene al squadre più blasonate (la Juventus e le milanesi in primis). Una media potenza ha le sue legittime ambizioni di ben figurare in tutte le competizioni, ma certo non può porsi l’obiettivo imperativo di centrare a ogni costo i massimi traguardi. Può accadere che talvolta si vinca lo scudetto o comunque si lotti per il titolo. Ma la storia dimostra che una vittoria di una media potenza è un fatto che accade una volta ogni tanti anni. Non a caso, tali imprese fanno parte della storia del calcio proprio perché rappresentano un fatto anomalo, non certo la regola.

A parere di chi scrive, la stagione che va concludendosi sarà negativa solo se non si riuscirà a centrare il piazzamento in Europa League. Ipotesi che non prendo neppure in considerazione. Se poi giovedì 14 maggio al Franchi la Fiorentina riuscisse a eliminare il Siviglia ribaltando il 3-0 dell’andata, quella sarebbe un’impresa di portata storica che andrebbe ad arricchire un bilancio comunque positivo. A dispetto di quei “criticoni” che riescono sempre a vedere il bicchiere “mezzo vuoto”.