Grecia, e ora cosa succede?

Bandiera-grecia

Di Rudy Caparrini
Il popolo greco ha votato a larga maggioranza per il no nel referendum promosso dal governo di Atene, che chiedeva all’elettorato se accettava o meno le condizioni proposte dai creditori (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale). In tal modo i greci hanno dimostrato di sostenere la posizione del premier Alexis Tsipras, che aveva abbandonato i negoziati con le controparti asserendo che il suo esecutivo non poteva accettare imposizioni che avrebbero peggiorato una situazione già drammatica.
Non nascondo che l’esito del referendum mi mette un po’ di ansia. Se fossi stato cittadino ellenico avrei votato sì, perché ritengo che vi siano ambiti nei quali il governo di Atene può accogliere, almeno in parte, le richieste che provengono dai creditori. Ad esempio, è essenziale che la Repubblica Ellenica applichi una radicale riforma del sistema pensionistico come del resto hanno fatto vari Stati europei, fra cui anche l’Italia. Inoltre, penso che l’esecutivo di Tsipras debba lottare con forza per combattere i molti sprechi ancora esistenti nella pubblica amministrazione. Infine, credo che Atene possa decretare una riduzione delle spese militari, che raggiungono una percentuale del Pil ben superiore alla media europea.
Dopo la consultazione di ieri alcune domande sorgono spontanee. Davvero Atene abbandonerà l’euro per tornare alla dracma? È possibile che la Repubblica Ellenica possa uscire anche dall’Unione Europea? Vi saranno conseguenze di stampo geopolitico, con la Grecia che abbandonerà il fronte occidentale per avvicinarsi alla Russia?
Nei prossimi giorni Tsipras deve svelare le sue reali intenzioni. In questo senso, ritengo positivo l’atteggiamento manifestato ieri dal premier ellenico il quale, in un messaggio televisivo, ha mostrato toni diplomatici ribadendo che non è sua intenzione rompere i ponti con la UE e che vuole, invece, riprendere le trattative al più presto.
Spero che Tsipras possa avere un approccio pragmatico. Nonostante il successo nel referendum, il premier greco deve fare i conti con una realtà che vede il suo Paese in grave difficoltà, con le banche chiuse da vari giorni e con un sistema economico di fatto bloccato. In parole povere, la Grecia ha assoluto bisogno di soldi per ripartire e il governo di Atene deve adoperarsi per ottenere un nuovo programma di aiuti che solo la UE può fornire, poiché è assai difficile che la Russia di Putin, che vive una situazione economica tutt’altro che buona, sia disposta a erogare prestiti nell’ordine di molti miliardi di euro per sostenere lo Stato Ellenico.
Oggi è un nuovo giorno per la Grecia e per i greci. Non mi sento di dire “Buongiorno Grecia”, poiché non so cosa riserverà il futuro allo Stato Ellenico. Il tempo dirà se col voto di ieri si è avuta l’ennesima dimostrazione di grande coraggio del popolo greco oppure se è stato un azzardo pericoloso.